L'ALLEANZA BOCCIATA DAL VOTO. UN PRESIDENTE DELLA PROVINCIA MINORITARIO, ELETTO DA UNA ALLEANZA BULGARA VERONESE

 

Il presidente uscente della Provincia, Manuel Scalzotto, della Lega, si era candidato per essere confermato alle prossime elezioni provinciali. Il centrodestra, su questa candidatura, si è diviso. Non c'era un giudizio positivo unanime, anzi, da una parte del centrodestra il giudizio era stroncante, da non ricandidare, da cambiare. Il rischio che si arrivasse a due candidature del centrodestra era nell'aria, come accadde la volta precedente e come è accaduto nel Comune di Verona. C'era anche chi cercava una soluzione unitaria del centrodestra, con altro nome, ma l'obiettivo era difficile da raggiungere.

Se si guarda ai risultati conseguiti da questa Amministrazione Provinciale il giudizio negativo era d'obbligo. Si pensi allo stato penoso e pericoloso di buona parte degli edifici scolastici delle superiori, di competenza provinciale, ove gli studenti e gli insegnanti debbono stare al freddo per infissi disastrati e non protetti da interventi di adeguamento antisismico, obbligatori per legge e non effettuati, si pensi ai mancati interventi nei confronti dei "punti neri", tratti di strade provinciali maggiormente accidentati, ove servono lavori di adeguamento strutturale e di prevenzione agli incidenti viabilistici e dove, senza i quali, continuano a verificarsene. D'altra parte l' Amministrazione Scalzotto si è caratterizzata per i grandissimi avanzi di amministrazione, aveva un mucchio di soldi, decine e decine di milioni disponibili (talvolta superava il centinaio di milioni), che non è stata capace di spendere. Le risorse finanziarie per sistemare scuole e strade provinciali c'erano, ma non sono state usate!!! Peggio non si poteva fare. Purtroppo il consiglio provinciale, composto da rappresentanti della lista Scalzotto e da quella concorrente, ha sempre votato unanimemente i bilanci e i più importanti provvedimenti, e tutti i consiglieri, compresi quelli di "minoranza", avevano ottenuto deleghe di gestione amministrativa dal presidente. Il consiglio provinciale era diventato una giunta provinciale, ognuno con la sua responsabilità amministrativa. Immaginiamo che anche costoro, che hanno condiviso gli indirizzi e la gestione amministrativa della Provincia, siano, alla fine del 2023, alla loro scadenza, sostituiti in quanto corresponsabili. Ma proprio dopo aver verificato i disastrosi risultati del presidente Scalzotto e dell'ammucchiata, Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia, PD, Civici di diverso orientamento, perché queste stesse forze intendono ripercorrere la stessa strada proponendo una candidatura unica? La volta scorsa erano candidati alla presidenza due di centro destra , uno, Scalzotto, sostenuto da gran parte del centrodestra e l'altro, il sindaco di Grezzana, sostenuto da una gran parte del centrosinistra e da una parte del centrodestra, per poi, dopo le elezioni, mettersi tutti insieme appassionatamente.

La disgraziata legge Del Rio, che ha messo in ginocchio le Province che Renzi voleva rottamare e che il volere popolare con il referendum costituzionale ha voluto mantenere, ha cancellato il voto delle elettrici e degli elettori per eleggere Presidente e Consiglio provinciali, ma non ha cancellato le differenze politiche, programmatiche, ideali, valoriali tra i diversi partiti, di destra, di centro e di sinistra. Le differenze, almeno dichiarate, restano, le abbiamo sentite nelle recenti campagne elettorali, sia nazionali che comunali di Verona.

Insomma le proposte politiche e amministrative di Damiano Tommasi e della sua coalizione sono assai distanti da quelle di Federico Sboarina e da quelle di Flavio Tosi. Come si fa cancellare le differenze dichiarate e proporre una candidatura unica su proposta della destra e di una parte del centrosinistra?! E il programma amministrativo? Da definire, dopo aver trovato il candidato unico, il sindaco leghista di Nogara. La Provincia è un' istituzione rappresentativa di caratura costituzionale, non è un consorzio di comuni per la gestione di un servizio tecnico. L'elezione del presidente e del consiglio provinciale non avviene con il voto di ciascun comune, ma di singoli consiglieri comunali, che hanno avuto un mandato elettorale di parte, con programmi amministrativi, ideali, visioni politiche e valoriali da rispettare. Cosa pensano le cittadine e i cittadini normali di queste scelte fatte dai partiti e da alcuni civici sopra le loro teste e malgrado il loro voto espresso? Che i vari partiti e i vari civici alla fine sono tutti uguali, che sanno combinarsi alla bisogna, dicono una cosa (siamo alternativi gli uni con gli altri) e ne praticano un'altra (ci mettiamo d'accordo comunque). Queste sono scelte che portano al declino della democrazia e delle sue regole, inesorabilmente.

Così, domenica 29 gennaio, giorno dell'elezione del presidente provinciale, i vari consiglieri dei 98 comuni veronesi non hanno avuto possibilità di scelta, c'è stata una candidatura unica.

La democrazia è stata sospesa. Il risultato è stato scontato, è quello voluto dall'alto. Andare o non andare a votare non ha cambiato l'esito e non si poteva pretendere che qualcuno andasse a votare contro il mandato espresso dal proprio elettorato. Allora è stato meglio non partecipare, come comunicato e fatto da Jessica Cugini, consigliera comunale di In Comune per Verona - Sinistra Civica Ecologista, Vittoria Di Biase, consigliera di Il coraggio di cambiare Nogara, i consiglieri di Zevio Bene Comune Antonio Composta e Giorgia Vesentini, e Daniela Zamboni, consigliera di Erbezzo che non hanno sottoscritto le firme per la candidatura di Pasini ed " non sono andate/i a votare". E l'esito elettorale ha dato loro ragione. Infatti su 1304 aventi diritto al voto (consigliere/i comunali e sindaci dei 98 comuni veronesi) hanno partecipato al voto soltanto in 675, esprimendo voto favorevole al candidato presidente in 620, con 35schede bianche e 20schede nulle. 620 voti rappresentano il 47,55% del corpo elettorale, ovvero una minoranza.

In tanti al vertice hanno proposto questa anomala alleanza, ma il loro invito è stato ampiamente disatteso.
Urge tornare almeno alla normalità della politica.
Ecco perché, tal proposito, chiediamo a gran voce che il Parlamento inizi a discutere le

proposte di legge già presentate che restituiscono il voto alle cittadine e ai cittadini per eleggere direttamente gli organi provinciali che intendono dotare l'Amministrazione Provinciale di dimensioni organizzative, strumenti e pienezza delle funzioni amministrative che competono ad una istituzione democratica rappresentativa di dignità costituzionale.

Sinistra Italiana Verona

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