Veneto: l’emergenza dei malati non Covid. No ai “Covid hospital”

COMUNICATO GRUPPO SANITÀ SINISTRA ITALIANA VENETO

Nel corso della pandemia molti pazienti non-Covid sono stati privati del diritto costituzionale di accesso alle cure: i dati delle cure mancate dimostrano che siamo di fronte a una vera emergenza che deve essere affrontata immediatamente.

In Italia nel 2020 ci sono stati oltre 1,3 milioni di ricoveri in meno rispetto al 2019, cioè –17% il cui che corrisponde a un valore economico di 3,7 miliardi. Perla Specialistica ambulatoriale la contrazione rispetto al 2019 é stata di 144,5 milioni di prestazioni in meno che equivalgono a 2,1 miliardi. (1) Su questo aspetto si veda l’approfondimento in calce al documento.

In Veneto l'onda d'urto della pandemia ha impattato un sistema socio-sanitario ancora in grado di tenere, ma fortemente indebolito da 20 anni di politiche sanitarie (giunte Galan-Zaia), mirate a comprimere la sanità pubblica e a favorire lo sviluppo del privato, attraverso:

- tagli al personale sia ospedaliero che territoriale (mancato turn-over, esternalizzazione, precarizzazione..) e ai posti letto (anche di Terapia intensiva ), a partire dagli ospedali periferici, talvolta chiusi o trasformati in strutture per non acuti;

- centralizzazione di servizi, reparti, strumentazioni verso gli ospedali più grandi, spesso portati al collasso in quanto non potenziati quanto a strutture e risorse umane.

Queste politiche hanno intenzionalmente prodotto dei "vuoti sanitari", che hanno provocato disagi e disservizi (sovraffollamento, attese, spostamenti da una sede all'altra per accedere a visite, esami, interventi...), costringendo di fatto i cittadini o a rinunciare alle cure o a rivolgersi alla sanità privata, convenzionata e non convenzionata, con rilevanti trasferimenti di risorse ai privati da parte dello Stato e dei singoli cittadini.

A fronte dell'emergenza pandemica, in Veneto:

-sono mancati interventi strutturali e organizzativi capaci di contrastare in modo permanente le emergenze sanitarie, fra cui le infezioni ospedaliere e le epidemie, che l'OMS afferma saranno fattore recidivante nel prossimo futuro, anche se non prevedibile quanto a tempistica e intensità;

- non sono stati attuati gli interventi organizzativi necessari per garantire al personale sanitario ritmi e condizioni di lavoro sostenibili;

- è completamente “saltato” il tracciamento dei contagi che avrebbe dovuto essere uno degli interventi maggiormente utili.

Inoltre, sono state attuate scelte che hanno contribuito a creare l'emergenza dei malati non-covid:

1) Fin dall'inizio dell'emergenza, la Regione ha riconvertito a Covid-Hospital diversi ospedali per acuti, nei quali per quasi due anni l'attività ordinaria è stata sospesa (in tutto o in parte), escluse due brevi parentesi nei periodi estivi. Non è casuale che le strutture scelte a questo scoposiano ospedali decentrati, da anni oggetto di depotenziamento da parte della Regione e ai quali il funzionamento "a singhiozzo” ha fatto perdere attrattività sia per gli utenti che per gli operatori e che quindi corrono un forte rischio di essere declassati a strutture per non acuti. A voler essere sospettosi si potrebbe ipotizzare che la situazione che stiamo vivendo venga utilizzata per continuare a indebolire la rete di ospedali di prossimità, generalisti e decentrati.

2) La scelta regionale di dedicare a Covid posti letto e ospedali "al posto" e non "in più" rispetto a quelli esistenti, si è dimostrata fallimentare perché ha sottoposto il personale a ritmi di lavoro insopportabili, con mansioni per cui talvolta non erano specializzati (con conseguente fuga verso la sanità privata); ha privato per mesi i cittadini di intere aree del servizio sanitario ordinario (compresa la prevenzione), con pesanti ricadute sui malati affetti da altre patologie e creazione di disservizi e disagi che, ancora una volta, hanno costretto i cittadini a rivolgersi al privato o a rinunciare alle cure.

Inoltre, ha dimostrato che comunque è impossibile isolare in un'unica sede tutti i contagiati delle ULSS, tanto è vero che, pur in presenza di strutture dedicate, in ogni ospedale sono state e vengono tuttora create aree Covid, ma in modo non programmato, scaricando le conseguenze della mancata organizzazione e previsione sul personale e sui pazienti, Covid e non covid.

3) in molti casi la Giunta Regionale non ha applicato le sue stesse delibere, finanziate dallo Stato, che prevedevano l'adeguamento dei Pronto soccorso e l'attivazione sia dei posti letto già previsti dalle Schede Ospedaliere Regionali fin del 2019 in terapia intensiva , pneumologia e infettivologia, sia di alcuni posti letto definiti aggiuntivi (e quindi permanenti).

Ci risulta che siano stati realizzati solo i posti letto detti "riconvertibili", ricavati dalla chiusura di reparti operativi, per destinare a Covid le loro strutture e il loro personale (non è dato sapere se e in quale misura sia stato assunto personale aggiuntivo).

Dopo due anni dall'inizio della pandemia, non è accettabile che l'argine alla quarta ondata ancora una volta si regga sulle spalle dei lavoratori sanitari e sulla pelle dei malati, Covid e non Covid.

LE NOSTRE PROPOSTE.

Basta OSPEDALI COVID.

Le strutture edilizie ospedaliere, tutte, vanno ripensatein un'ottica di prevenzione e cura permanente delle emergenze, attraverso la creazione di accessi, spazi, percorsi distinti e il potenziamento del personale, per garantire interventi sanitari adeguati ai contagiati e continuare a erogare a tutti le cure ordinarie.

Nessun malato deve trovare un ospedale, un reparto o un servizio "CHIUSO PER COVID"!

Nello specifico:

a) Ogni ospedale va dotato di un'area per le emergenze(pandemiche o di altra natura), prevedendo accessi epercorsi separati non solo tra malati Covid e non Covid, ma anche fra malati e personale sanitario e persone provenienti dall'esterno. La promiscuità presente in molti ospedali non favorisce il rispetto dell'igiene e non contribuisce a prevenire la diffusione di malattie gravissime, quali quelle connesse ai batteri resistenti in ambiente ospedaliero. Questo ovviamente richiedeinterventi di adeguamento strutturale e di assunzione di personale, che finora non ci risulta essere stati realizzati nella misura necessaria.

b) Va abbandonato l'obiettivo regionale del 100% di occupazione dei posti letto (peraltro già causa di dimissioni di pazienti talvolta troppo precoci), prevedendo un margine di "casse di espansione " in ogni singolo ospedale per le emergenze.

c) Vanno realizzati i posti letto di terapia intensiva indicati nelle schede ospedaliere regionali del 2019, alcuni dei quali sono rimasti sulla carta.

I posti letto previsti dalle deliberazioni regionali del 2020 per pneumologia, infettivologia, terapia intensiva e semi-intensiva vanno attivati non a scapito, ma in aggiunta a quelli presenti nelle unità operative esistenti, che devono continuare a erogare l’attività sanitaria ordinaria.

d) Va garantito il massimo dell’igiene con l’affidamento degli appalti di pulizia a aziende specializzare, abbandonando il criterio del “massimo ribasso” .

Il Gruppo Sanità di Sinistra Italiana Veneto

(1) Approfondimento su riduzione dei ricoveri e della diagnostica.

“Nel 2020 ci sono stati oltre 1,3 milioni i ricoveri in meno rispetto al 2019, cioè –17%. Nel dettaglio sono circa 682.000 ricoveri con DRG medico e altri circa 620.000 con DRG chirurgico. Il valore economico corrisponde a 3,7 miliardi. A saltare rispetto al 2019 oltre ai ricoveri programmati e cioè - 747.011, purtroppo ci sono anche quelli urgenti che ne rappresentano il 42,6%, cioè --554.123. Le aree maggiormente coinvolte sono quelle della Chirurgia Generale, Otorinolaringoiatria e Chirurgia Vascolare… Riguardo la Specialistica ambulatoriale la contrazione rispetto al 2019 si attesta a 144,5 milioni di prestazioni in meno (che dal punto di vista economico equivalgono a 2,1 MLD): circa 90 milioni di prestazioni in meno di laboratorio, 8 milioni in meno di prestazioni di riabilitazione, 20 milioni di prestazioni di diagnostica perse. Le risorse non spese per il recupero delle liste di attesa nonostante la forte riduzione delle prestazioni svolte rispetto al 2019, circa il 67% delle risorse stanziate nel 2020 per il loro recupero non sono state spese dalle Regioni. L’accantonamento delle risorse è stato pari a circa il 96% nelle Regioni meridionali e insulari, di circa il 54% al Nord e del 45% al Centro." ." Questi dati sono stati esposti nell'audizione al Ministero della Salute di FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) l’11 novembre 2021e sono certificati dalla Corte dei Conti.

📣 Firma anche tu la Legge di iniziativa Popolare per introdurre una patrimoniale sulle grandi ricchezze.

Mentre il Governo Draghi tutela solo i più ricchi, Sinistra Italiana ha lanciato una proposta di giustizia sociale a beneficio di lavoratori e lavoratrici.

Firma online con un semplice click qui

Commenti