Pandemia, diritto alla salute, vaccini e diritti individuali

 


Pubblichiamo questa riflessione del Regionale Veneto di Sinistra Italiana sull'intreccio tra vaccini, green pass, diritti individuali e tutela della salute collettiva

La crisi della pandemia Covid continua. Quale risposta?

Uno sconcertante dibattito sta attraversando le forze politiche e sindacali, alla luce del permanere e del rafforzarsi della pandemia Covid, sugli strumenti atti alla prevenzione, sul loro uso, sulle scelte dello Stato e della collettività e il loro rapporto con i diritti individuali.

La questione è centrale sia  perché la prospettiva è di una nuova ondata della pandemia, con nuovi pesanti impatti sanitari, sia perché il dibattito fa emergere non solo storiche differenze fra le forze progressiste e la destra all’interno della stessa maggioranza di governo, ma perché emergono nel confronto concezioni diverse e antitetiche sulla concezione dello Stato, del rapporto fra individuo e comunità, della funzione dei servizi pubblici.

La risposta dello stato. Adeguata?

Partiamo dall’indicazione, precisa, della Costituzione: art. 32: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.

Allo Stato, alla sanità pubblica viene chiesto un intervento che tuteli tutte le classi di età e la ripresa in piena funzione dei servizi pubblici, in primo luogo Sanità e Scuola.

È ormai documentato e sperimentato che la risposta centrale per sconfiggere il virus, affiancata da tutti gli elementi di tutela individuale e collettiva, è il vaccino.

La somministrazione del vaccino ha permesso di frenare la diffusione e di creare i presupposti per l’uscita dalla pandemia.

Oggi ci sono le condizioni per riproporre, mantenendo attenzione e tutela, la ripresa della vita sociale, dei rapporti interpersonali, delle forme di economia che sono state penalizzate nei momenti più alti del contagio.  

Perché il vaccino, alla scuola, alla sanità, a tutti. La funzione dello stato nella tutela della salute.

La vaccinazione, completa, in primo luogo dei lavoratori dei servizi più a rischio per la possibile trasmissione è elemento dirimente e si traduce con l’esigenza di vaccinare il personale della sanità e quello della scuola. Le scelte del Governo sono: obbligo di vaccino per i lavoratori della sanità e della scuola con la sola esclusione delle categorie a rischio. L’avvenuta immunizzazione viene documentata con il rilascio da parte del Ministero del Green Pass.

Già a livello Europeo, per permettere il passaggio da un paese all’altro, è stato introdotto un certificato personale di avvenuta vaccinazione, il Green Pass.

Lo stesso meccanismo viene adottato  nel ripristino di attività sociali importanti che comunque comportano rischi di trasmissione per difficoltà di  mantenere spazi e distanze. Così per i settori  culturali, teatro, cinema, musei; per iniziative sportive, per ristoranti e bar al chiuso. L’accesso è condizionato dall’esibizione del Green Pass. Ai gestori il compito di verificare la documentazione.

Tutto questo ha di fatto permesso la ripresa di una parziale “normalità”, ha creato le condizioni per il ripristino di una attività ospedaliera più completa e la prospettiva della ripresa della scuola in presenza. Il tutto in applicazione della norma costituzionale e dei diritti alla privacy.

Vaccino per tutti e gratuito, strumento della salvaguardia collettiva.

Nel nostro paese la pratica del Vaccino è estesa e sperimentata. In Italia dieci vaccinazioni (contro Difterite, Tetano, Pertosse, Poliomielite, Epatite B, Haemophilus influenza tipo b e Morbillo, Parotite, Rosolia, Varicella) sono obbligatorie per i minori di età compresa tra zero e sedici. Questo modello ha permesso di debellare le malattie croniche invalidanti che colpivano il nostro paese e tutt’ora buona parte del mondo.

La somministrazione dei vaccini, dalla nascita alla maggiore età, è gratuita e gestita dalle U.L.S., avviene sotto la responsabilità delle famiglie che sono chiamate a risponderne anche sul piano legale. La mancata vaccinazione incide sulla frequenza della scuola: è escludente per quanto riguarda asilo nido e materna, resta obbligatoria per la scuola primarie e secondaria; in quest’ultimo caso, prevale il diritto all’obbligo scolastico con l’ovvia attenzione a evitare per l’alunno non vaccinato la frequenza in classi dove siano presenti alunni impediti sanitariamente a vaccinarsi.

Vaccinarsi per sé stessi, ma anche per gli altri. Limitare il contagio, proteggere i più deboli, ristabilire la funzionalità della sanità pubblica.

Il dato rilevante di una lunga stagione di pandemia Covid, tutt’altro che esaurita, è stato il blocco sostanziale dell’attività ordinaria nella quasi totalità delle strutture sanitarie del paese. Milioni di malati, hanno visto procrastinare le loro scadenze sanitarie per il progressivo intasamento delle funzioni ordinarie della sanità pubblica. Così analisi, visite specialistiche, interventi chirurgici sono stati rinviati assumendo i criteri della gravità della situazione o quello meno accettabile delle disponibilità finanziarie con il ricorso alle prestazioni private. Della pesante ripercussione sulle condizioni sanitarie della popolazione avremo modo di fare un bilancio nei prossimi anni.

Vaccino anti-Covid: scelta individuale o obbligo sociale? Chi si oppone e perché?

Non mancano, sull’estensione del vaccino anti-Covid, posizioni contrarie di parte delle forze politiche e sindacali e di aree note della destra che in nome della libertà individuale e del rifiuto di politiche autoritarie stanno conducendo campagne di opposizione, a livello sociale e culturale. Abbiamo assistito a manifestazioni pubbliche, a prese di posizione politiche e sindacali, a ricorsi giudiziari e amministrativi, a minacce di sciopero. La sede delle aggressioni verbali è Facebook, le violenze fisiche cominciano ad avere pratiche preoccupanti.

Debole e incomprensibile la posizione dei sindacati confederali, in particolare della Scuola.

Di fronte alla scelta del Governo di porre il Green Pass come condizione per il personale di accedere agli spazi scolastici, la CGIL Scuola  non ha saputo mettere al primo posto la funzione sociale della scuola e degli operatori. La scelta di porre sullo stesso piano l’immunità vaccinale con l’estensione  a tutti della gratuità del tampone sancisce la rinuncia a una scelta socialmente definita. “È del tutto chiaro - rileva il Segretario Generale FLC CGIL - che la scelta del Green pass come abbiamo detto fin da subito, avrebbe dovuto comportare anche la gratuità dei tamponi che sono nei fatti una ‘opzione obbligatoria’ per chi non può o non vuole vaccinarsi”.

Non si può tacere, però, che il tampone non garantisce né l’esclusione della trasmissione del virus ad altri né la copertura rispetto alla possibilità di contrarre l’infezione.

Non condividiamo la politica generale di questo Governo nei confronti della scuola, dal diritto allo studio alla mancata soluzione dei nodi essenziali per prevenire la diffusione Covid, come i trasporti scolastici o il numero di alunni per classe. Resta che su questa specifica questione la scelta di non assumere posizioni giustificatorie per i no vax è corretta. Per il Sindacato Confederale si tratta di un pesante errore.

Vaccino legittimo o anticostituzionale?

Gli indirizzi della Corte Costituzionale, i pronunciamenti del Garante della Privacy, dei Tribunali Amministrativi, sono stati netti: nessuna violazione della tutela e dei diritti individuali. In questo caso prevalgono gli interessi della comunità. L’inizio della scuola, in presenza, è sancito dai provvedimenti di carattere economico e sanitario. Il personale della scuola, le fasce deboli e protette, è tenuto, a garanzia della propria salute, dei colleghi e di quella dei bambini e dei giovani, alla copertura vaccinale e alla presentazione, nei luoghi di lavoro, del Green Pass.

No al vaccino, pigrizia intellettuale o rifiuto dell’obbligo sociale?

Esiste una forte opposizione al vaccino, di cui il Green Pass è semplicemente la certificazione individuale. Le organizzazioni che all’origine sostenevano il rifiuto al vaccino si sono, in ultima analisi, orientate all’opposizione al Green Pass, evocandone la natura antidemocratica e discriminante. È un’opposizione che si esprime con un linguaggio di inaudita violenza verbale, con minacce e violenze anche fisiche.

Sono arrivati al punto di paragonare i certificati del Green Pass alla stella di David con cui i nazisti tracciavano gli ebrei. Altrettanto gravi le posizioni assunte dalla destra estrema che, anche a livello  europeo, punta a egemonizzare le iniziative no vax con parole d’ordine antistatuali ed elitarie. 

La posizione di parte della sinistra culturale. Cacciari e Agamben denunciano la normativa come una possibile prefigurazione di regimi dispotici e totalitari.

È il senso della duplice nota pubblicata sull’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici da due prestigiosi filosofi, riferimenti storici della sinistra politica, Cacciari e Agamben, in cui, con analisi scientificamente approssimative sullo stato della pandemia, si denunciano le “pratiche discriminatorie” afferenti all’obbligo del Green Pass per iniziative e presenze pubbliche. Si denuncia il rischio che la “schedatura” dei vaccinati, la trasmissione e la pubblicizzazione dei dati diventi procedura permanente per discriminare i cittadini in base alla loro identità sanitaria.

Questa modalità è già presente nelle procedure per l’iscrizione alla scuola dell’obbligo o per il rilascio di certificati vaccinali per i viaggi all’estero. La funzionalità della sanità pubblica prevede, del resto, il deposito delle condizioni sanitarie di ciascuno di noi negli archivi del Ministero e delle ULS territoriali, e il suo utilizzo nel caso di ricoveri o interventi sanitari. Forse varrebbe la pena di intraprendere una battaglia più radicale sull’espropriazione dei nostri dati operata dai grandi organi di comunicazione e della conoscenza, da Facebook in avanti.

Il vaccino è l’arma fondamentale per fermare il Covid. Siamo per l’obbligo vaccinale? 

Dobbiamo  confermare la scelta operata dallo Stato di privilegiare gli strumenti per l’estensione del Vaccino anche a parziale scapito delle scelte soggettive. I dati dell’Agosto ci confermano una percentuale assoluta dei non vaccinati nei ricoveri ospedalieri e in rianimazione. La prospettiva dell’autunno pone il rischio di una rinnovata pericolosità della pandemia e dell’acuirsi del rischio sanitario per le categorie più deboli.

La scelta vaccinale è importante non solo per i lavoratori sociali (sanità, scuola, assistenza, sicurezza) ma anche per le attività ricreative al chiuso. Si pone ormai l’estensione dell’obbligo vaccinale, escluse le categorie fragili, a tutta la popolazione.

È per l’opposizione di parte della maggioranza di Governo, in primo luogo della Lega, se la questione dell’obbligo vaccinale non è stata, diversamente da altri paesi europei, né attuata né presa in considerazione.

L’assenza di una scelta precisa dello Stato su questo punto rischia, peraltro, di lasciare uno spazio improprio alle iniziative delle singole imprese e di segmenti confindustriali: solo una legge può arginare l’attivismo, anche capzioso, dei datori di lavoro, che dietro regole calate dall’alto possono nascondere anche obiettivi ben meno nobili. Del resto, sappiamo bene che la definizione di forme più avanzate di tutela non è mai stata una priorità per le organizzazioni datoriali, interessate per statuto a difendere il proprio interesse particolare e privato, e non certo quello universale e pubblico.

Il vaccino bene comune. Superare la cultura del rifiuto. Le responsabilità della politica.

È certo che il vaccino è lo strumento sanitario più corretto e funzionale per combattere, limitare e in prospettiva annullare la diffusione del Covid. La documentazione esistente, le ricerche internazionali, i pronunciamenti delle autorità sanitarie lo confermano. Il vaccino è un “bene comune”, lo strumento che permette di difendere le singole persone e la collettività.

Il problema vero che l’umanità ha di fronte è che la gestione dei vaccini è in mano a poche multinazionali nell’esclusiva logica del profitto e che alla stragrande maggioranza della popolazione mondiale è sottratta la protezione sanitaria.

Non può sfuggire che anche per quanto riguarda il rifiuto del vaccino, al di là dei timori irrazionali che connotano la grande maggioranza delle situazioni, sono emersi diversi modelli sociali e diverse ispirazioni culturali. I punti di riferimento ideali-filosofici sono essenzialmente due. Una matrice natural-liberista, che possiamo riferire alla sinistra, in cui si combinano il rifiuto della medicina scientifica come strumento esterno al corpo e un approccio naturista che intende la medicina come percorso fisiologico naturale, in cui il vaccino viene escluso. L’altro, di destra, in cui il rifiuto del vaccino matura nella esaltazione dell’uomo forte e nell’epidemia come strumento di selezione e purificazione della specie. Nel primo si misurano esasperazioni dell’omeopatia e dell’uso di medicine naturali; nel secondo un approccio settario-razzista di triste memoria.

Il dato comune per entrambe è il sostanziale rifiuto dello Stato come sintesi di interessi, come comunità condivisa e chiamata a scelte e responsabilità comuni. È un approccio classista e aristocratico che spesso coincide con privilegi di censo e di cultura. La visione della comunità è sintetizzata dalla scelta del capo assoluto di Forza Nuova Roberto Fiore che, in una nota ufficiale, comunica per i vaccinati l’espulsione immediata dal partito.


Verona, 27 Agosto 2021

 

Marco De Pasquale, Mauro Tosi, Maurizio Enzo



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MODALITÀ PER FIRMARE LA PROPOSTA DI PATRIMONIALE SULLE GRANDI RICCHEZZE PRESSO LE SEDI COMUNALI E CIRCOSCRIZIONALI DI VERONA


COME

I/le cittadini/e per la sottoscrizione del progetto di legge devono essere muniti di documento di identità o altro valido documento di riconoscimento. Possono firmare sia i/le residenti nel Comune di Verona che i/le non residenti.


DOVE

È possibile sottoscrivere il progetto di legge presso:

Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) - Via Adigetto, 10 - Verona

Sedi delle otto Circoscrizioni comunali di Verona


MODALITÀ

I/le cittadini/e che intendono sottoscrivere devono prendere appuntamento contattando telefonicamente l'URP oppure una Circoscrizione (indipendentemente dall’indirizzo di residenza). Di seguito indirizzi e numeri telefonici.


INDIRIZZI E NUMERI DI TELEFONO

URP (Via Adigetto, 10 - Verona): numero verde 800202525 oppure 045 8077500

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3° Circoscrizione (Via Sogare, 3 - Verona): 045 8492326

4° Circoscrizione (Via Tevere, 38 - Verona): 045 950733

5° Circoscrizione (Via Benedetti, 77 - Verona): 045 8282511

6° Circoscrizione (Via Zagata, 2 - Verona): 045 521667

7° Circoscrizione (Piazza del Popolo, 15 - Verona): 045 8951211

8° Circoscrizione (Via Valpantena, 40 - Verona): 045 550899


I/le cittadini/e posso anche inviare una mail con indicato il proprio numero di telefono per essere richiamati:


URP: urp@comune.verona.it

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