L’attuale crisi economica e lavorativa in Italia e nel Veneto passa soprattutto da Verona

 

In Italia la crisi economica e lavorativa scatenata dal coronavirus sta colpendo sempre più duramente le donne.

 

Secondo quanto rileva l'Istat a Febbraio, nel mese di Dicembre 2020 gli occupati sono diminuiti di 101.000 unità: 99.000 sono donne e appena 2.000 uomini. Nei dodici mesi, il saldo negativo di 444.000 unità (-1,9%) ed è composto da 312.000 donne e 132.000 uomini. Il tasso di disoccupazione è salito al 9,0% (+0,2 punti) a dicembre. La diminuzione dell'occupazione (-0,4% rispetto a novembre) coinvolge oltre alle donne, i dipendenti e autonomi e caratterizza tutte le classi d'età, con l'unica eccezione degli ultracinquantenni che mostrano una crescita. I lavoratori autonomi sono diminuiti il mese scorso di 79.000 unità (80%), i dipendenti di 23.000 unità. Nell'arco dell'anno gli indipendenti sono scesi di 209.000 unità. Tra i lavoratori dipendenti a pagare il conto sono solo i lavoratori a termine che scendono di 393.000 unità, a fronte di un aumento di 158.000 unità di quelli permanenti grazie al blocco dei licenziamenti.

 

Quasi un giovane su tre è disoccupato.

 

Per quanto concerne il Veneto, secondo quanto rilevato da Veneto Lavoro,  l'aggiornamento di gennaio 2021 di Prometeia vede per il 2020 una flessione del Pil regionale pari al -9,3% (Italia -9,1%) e un recupero per il 2021 del +5,6% (Italia +4,8%), con un tasso di disoccupazione fissato per il 2020 al 5,7% (sostanzialmente stabile rispetto all'anno precedente) ma in crescita fino al 6,7% per il 2021. 

 

In Veneto, dalla relazione di Veneto Lavoro, come prima osservazione del 2021 (31 gennaio) il saldo annualizzato risulta continuare lentamente a ridursi e pari a -13.000 unità, con una contrazione dei posti di lavoro dipendente pari a circa il 2% rispetto a prima della pandemia. Il saldo tra assunzioni e cessazioni nel mese di gennaio 2021 è stato pari a 18.100 unità, di poco inferiore a quello fatto registrare nell’analogo mese del 2020 (19.900) che già denotava una cospicua riduzione rispetto a quello fatto segnare nel 2019 (+24.000). Si rileva inoltre che le assunzioni risultano in flessione del -27% rispetto all’anno precedente e del -32% sul 2019.

 

Dal punto di vista settoriale la flessione della domanda di lavoro (assunzioni) nel mese di gennaio si è concentrata principalmente nei settori soggetti alle maggiori restrizioni (servizi turistici -79% e commercio -34%). Nel settore delle aziende private la prima osservazione del 2021 (31 gennaio) il saldo annualizzato continua lentamente a ridursi e risulta pari a -13.000 unità, con una riduzione dei posti di lavoro dipendente pari a circa il 2% di quelli occupati prima della pandemia. Le più penalizzate nel mercato del lavoro  sul versante delle assunzioni risultano essere le donne (un calo del -32% rispetto al gennaio 2020, a fronte del -24% degli uomini. In funzione della classe d’età pagano di più i giovani e le età centrali (-29%), mentre i senior (numericamente meno rilevanti) segnano un -17%.

 

Articolando la lettura dell’andamento occupazionale a livello provinciale, graficamente risulta in maniera evidente come siano state le province ad elevata propensione turistica, Venezia e Verona, a pagare i costi più rilevanti della crisi pandemica. Anche Belluno si inserisce nel medesimo quadro, in funzione della stagione invernale ma paga anche le difficoltà del settore dell’occhialeria.   

 

La crisi sanitaria, economica e sociale ha colpito, e colpirà ancor di più, il lavoro giovanile e femminile. I precari di ieri sono i nuovi disoccupati e inoccupati di oggi.

 

Oggi più che mai c'è la necessità di un piano di intervento nazionale e regionale che intervenga sull'emergenza occupazionale, con interventi reali sull'inclusione lavorativa, sulle politiche di conciliazione vita-lavoro con percorsi formativi che creino reali occupazioni. Non è possibile che un giovane su tre sia disoccupato e che il maggior numero degli inoccupati siano donne. Il sistema Italia si regge anche soprattutto su queste categorie che rappresentano il nostro futuro. Alla luce di questi dati chiediamo ulteriormente che si intervenga quanto prima a livello governativo nazionale e regionale. Infine, evidenziamo ancora una volta, come precedentemente denunciato, che la nostra città di Verona è tristemente capofila in questa emergenza, e che ad oggi non ha ancora una strategia economica che sia trasversale e realistica al fine di rilanciare settori come il turismo e il commercio oggi principalmente colpiti dalla pandemia.

  

Verona, 16 febbraio 2021

Per Sinistra Italiana – Verona, Luca Perini


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