CONTRIBUTO INTEGRATIVO AL DOCUMENTO CONGRESSUALE DEL COORDINAMENTO VENETO DI SINISTRA ITALIANA



Pubblichiamo di seguito il contributo al documento politico congressuale del Coordinamento regionale di Sinistra Italiana Veneto, in vista del 2° Congresso di Sinistra Italiana che si svolgerà il 30 e 31 Gennaio.


CONTRIBUTO INTEGRATIVO AL DOCUMENTO CONGRESSUALE DEL COORDINAMENTO VENETO DI SINISTRA ITALIANA

Premessa

Una domanda ineludibile in generale per la situazione drammatica che stiamo attraversando, ma in primo luogo per un partito di sinistra, che punta a costruire un soggetto politico unitario e più forte è: stiamo attraversando una crisi di fase oppure siamo arrivati ad una vera e propria crisi di sistema? Siamo per la seconda ipotesi, il capitalismo, pur con le sue mutazioni interne, non solo non svolge più una qualsiasi funzione progressiva ma, soprattutto dopo la crisi economica e finanziaria del 2008, accresce le diseguaglianze in progressione geometrica, impoverisce masse sempre crescenti di donne e di uomini, accelera - dopo essere stato una delle cause - il cambiamento climatico e la crisi ambientale.

Sul terreno della democrazia, infine, profitto e “libero mercato“ hanno comportato la progressiva riduzione delle conquiste democratiche e dei diritti individuali e collettivi, oltreché sbocchi autoritari in molte parti del mondo.

Gli stessi eventi di questi giorni negli Stati Uniti ci devono interrogare a fondo, non è solamente il conflitto fra settori diversi del capitalismo per il dominio negli USA, e quindi sul mondo, destinato a protrarsi nel tempo e a pesare a livello internazionale: quel che preoccupa è il parallelismo fra quanto rappresenta oggi la destra negli Usa e la sua declinazione europea. Il conservatorismo religioso e bigotto, l'autarchia degli stati nazionali e, conseguentemente, il nazionalismo, la lettura dei fenomeni secondo clichés semplicistici e destituiti di ogni fondamento teorico e metodologico (dal diffondersi della pandemia Covid19 alle teorie complottiste di vario genere) sono elementi con cui oggi il vecchio continente sta facendo i conti. A questo si aggiunga il finanziamento che i partiti della destra europea ottengono da poteri che tutto hanno da guadagnare sul piano economico dal dilagare della destra e da una deriva nazionalista.

In questo quadro, il compito della sinistra è quello di prefigurare e indicare un altro modello di società, abbandonando ogni subalternità a forme di capitalismo più o meno edulcorato

In Italia, dopo la crisi del 2008, non si è registrata una ripresa economica e le politiche di pesante austerità del governo Monti e di quelli successivi hanno profondamente colpito condizioni di lavoro, bassi salari e precarietà; hanno accentuato le differenze tra aree geografiche Nord e Sud, hanno smantellato i settori economici pubblici, degradando qualità e competitività della nostra industria, hanno infine ridotto fortemente la distribuzione della ricchezza, colpendo salari e pensioni, servizi sociali e sicurezza del lavoro.

 

Il ruolo della sinistra

La sinistra alternativa non è riuscita a costruire un progetto di riferimento politico credibile. Le iniziative che si sono succedute (Cosmopolitica – “Brancaccio” – Liberi e Uguali - La Sinistra) si sono tradotte solo in proposte di alleanza elettorale, nel vuoto, però, di radicamento sociale e di proposta politica di prospettiva. In una democrazia funzionante è decisivo il ruolo del conflitto sociale, ma la sinistra radicale, dopo gli sprazzi di Sinistra Ecologia Libertà, non è mai stata in grado di promuoverlo o di contribuire ad alimentarlo, non solo per la propria intrinseca debolezza, ma anche perché troppo isolati ed estemporanei sono stati i rapporti con le grandi organizzazioni democratiche e di massa, con i sindacati, con le nuove forme di mutualismo.

 

Costruire un nuovo soggetto politico della Sinistra

Perché le nostre idee possano essere determinanti, per stabilizzare il nostro campo e per contendere alla destra la direzione del Paese, dobbiamo costruire “un soggetto politico coeso e determinato”, capace di collaborare con il civismo anche stimolando in queste esperienze, per loro natura dedite prevalentemente alla tematica che ne ha permesso la costituzione, una riflessione e una critica anche rispetto alla prospettiva più generale (vista la capacità del civismo di saper individuare, caso per caso, nei territori in cui opera, alcune delle contraddizioni dell’attuale sistema).

Si pone con forza l’esigenza di un soggetto politico che sappia influire non solo nei processi istituzionali ma in primo luogo nei gangli della società, nei settori dove maggiore è il peso dell’arretramento sociale, presso quelle categorie che più stanno pagando il costo della crisi. È un percorso che ci deve vedere impegnati nella:

-       valorizzazione della centralità dello stato, del pubblico, non solo nella gestione dei servizi e delle politiche sociali, ma nella definizione delle politiche economiche e industriali e nella gestione diretta delle grandi scelte di sviluppo;

-       ridefinizione di un nuovo blocco sociale anticapitalista, che in questa fase comprende non solo il mondo del lavoro dipendente organizzato, ma le nuove forme del precariato, il lavoro autonomo, le partite IVA, i giovani, le donne, i pensionati;

-       sperimentazione di modelli di società alternativa, di produzione e di consumo autogestiti, di strutture di democrazia diretta e di scelte partecipate. Nuovi strumenti di protagonismo sociale e di democrazia partecipata. In questo senso sono un modello le esperienze storiche del movimento operaio, le strutture democratiche delle realtà di lavoro, i consigli di Zona;

-       costituzione di un partito che nella sua struttura, nelle pratiche democratiche, nella definizione delle linee programmatiche e strategiche, prefiguri un modello di organizzazione sociale. Democrazia, partecipazione, uguaglianza, rispetto delle minoranze. Il nostro statuto, la nostra costituzione.

 

La questione democratica

Anche per questo centrale è la questione democratica, un tema fondamentale che la discussione congressuale non può eludere. A nostro avviso la questione interroga tanto la forma del nostro agire, quanto la struttura della società in cui viviamo e che vogliamo trasformare e la nostra stessa presenza nelle Istituzioni.

·         La forma del nostro agire:

Sinistra Italiana sta partecipando alla costruzione di Equologica. In quanto soggetto politico organizzato ed articolato, Sinistra Italiana non può sottrarsi all’onere di avanzare una proposta anche rispetto alla direzione e allo sbocco del cammino iniziato il 12 Dicembre.

La definizione della proposta di Sinistra Italiana su questo punto spetta senza dubbio al Congresso, il luogo legittimo in cui svolgere questa discussione; quanto emergerà in sede congressuale dovrà essere posto all’attenzione dei nostri compagni di viaggio della Rete per scegliere insieme.

Noi riteniamo che, pur prevedendo step intermedi per assicurare in questa fase un ampio coinvolgimento dei soggetti potenzialmente interessati (con un percorso aperto, partecipativo ed inclusivo), sia necessario lavorare affinché la Rete di Equologica diventi un partito, l’unico strumento che garantisce la democrazia nelle scelte, il coinvolgimento degli iscritti e dei territori nell’assunzione delle decisioni, la verifica dell’articolazione delle posizioni presenti, la presenza di una base comune su cui costruire elementi di cultura politica.

·         La questione democratica nella società:

1) Il capitalismo finanziario che svuota i territori della produzione e punta esclusivamente sulla rendita, concentrata nelle mani di pochi (sempre meno) è compatibile con un’articolazione democratica della società? Questa domanda deve trovare risposta nella nostra discussione congressuale.

2) La questione democratica intreccia il tema della qualità dell’informazione. Per assicurare un’informazione libera e plurale è necessaria la garanzia dello Stato. Quello dell’informazione non può essere  un mercato in cui sopravvivono solo i soggetti economicamente più forti. Serve un approccio largo che coinvolga gli intellettuali e i giovani sul ruolo dei social media nella democrazia. Il Congresso di Sinistra Italiana deve stimolare questa riflessione: non possono essere pochi miliardari a stabilire le regole di funzionamento dei (nuovi) luoghi pubblici online in cui si svolge un pezzo non secondario del dibattito e dell’orientamento pubblico.

3) La legge elettorale: come partito dobbiamo essere netti nel dire che il sistema proporzionale è garanzia di maggiore democrazia, mentre i sistemi maggioritari hanno svuotato di senso la possibilità di scelta sulla scheda elettorale per i cittadini, falsando la rappresentanza in nome di una presunta governabilità.  

Non ci sarà cambiamento e protagonismo della sinistra se non riusciremo ad attivare nuovi strumenti di democrazia partecipata, la riedizione aggiornata di un progetto consiliare per l’organizzazione dei conflitti e delle vertenze territoriali.

Non ci sarà cambiamento se non con la riproposizione di un sistema elettorale che ponga al centro della competizione politica il diritto alla rappresentanza e la centralità degli organismi consiliari rispetto agli esecutivi. Il ritorno al sistema di voto proporzionale, la chiusura con il “presidenzialismo” regionale e comunale devono diventare oggetto della nostra proposta e iniziativa, avanzando una campagna pubblica sul tema del voto eguale.

·         La questione democratica nelle Istituzioni:

Il Congresso di Sinistra Italiana non deve rinunciare all’ambizione di approfondire e articolare la riflessione sul potere politico, sulla sua titolarità - e (ri)distribuzione -, sul suo esercizio e sulle strutture a quest’ultimo deputate.

Di qui, l’indispensabile presenza nelle Istituzioni di cui disponiamo e di cui dobbiamo essere più consapevoli.

La riflessione sulla dimensione istituzionale del nostro agire non si può limitare al dibattito su quale sia la legge elettorale più consona, ma dovremo avere uno sguardo lontano su quello che può essere il nostro agire negli organi costituzionali e restituire fondamento politico alla nostra presenza nelle istituzioni.

Servono cultura e formazione istituzionali e alla decisione politica, senza le quali le grandi idee di movimento sono destinate a rimanere prive di realizzazione e di un punto di caduta.

 

La politica internazionale

Tra le priorità programmatiche emerge, inoltre, la collocazione sulle grandi questioni di politica internazionale, le alleanze nazionali e internazionali.

In Europa sono importanti il rapporto stabile e il confronto permanente con la Sinistra Europea, a partire dalle positive esperienze di governo orientato a sinistra di Spagna e Portogallo. In merito alle politiche attive, Sinistra Italiana non può limitarsi ad esprimere adesione ad un generico pacifismo e ad una altrettanta generica opposizione all’aumento delle spese militari e alla fornitura di armi a paesi terzi, come non è sufficiente auspicare il ritorno di un nuovo multilateralismo, comunque importante.

Nella contraddizione Nord e Sud del mondo sono radicate le politiche neocoloniali delle grandi potenze economiche, l’espropriazione delle risorse (anche con forme di accaparramento delle terre e di estrazione di terre rare), le politiche di dominio e di espansionismo, la contrapposizione ad una politica ambientale alternativa. In particolare, le politiche neocoloniali si innestano nei cambiamenti climatici (e in parte li causano con la scomparsa di interi ecosistemi per lasciare posto a coltivazioni intensive) e da questa combinazione deriva anche il fenomeno migratorio, di entità crescente, che richiede un cambio radicale di approccio (anche nella direzione di politiche di emancipazione dei popoli del sud del mondo).

Il nostro giudizio sulla NATO deve essere vincolato a questi criteri di valutazione, come una nuova politica internazionale deve essere improntata al principio della autodeterminazione dei popoli, come ci indicano le esperienze della Palestina e della sua liberazione, l’America Latina, in permanente conflitto con le pretese egemoniche degli USA e delle grandi multinazionali.

 

Il lavoro

Nella graduatoria degli obiettivi programmatici, vanno poste prioritariamente le tematiche del lavoro: diritti, salario minimo, contratti stabili; le questioni sociali che coinvolgono la totalità della popolazione: scuola pubblica e gratuita dal nido all’università comprese le spese collaterali, tra cui mense e trasporti; sanità, a cui va tolto il peso corruttivo dei privati, abolendo la compartecipazione alla spesa (ticket) e il fardello classista delle liste di attesa, su cui si arricchiscono le assicurazioni private.

Il nodo politico dei prossimi mesi con la probabile fine dei licenziamenti e della Cigs sarà quello di affrontare la crisi occupazionale che, particolarmente nelle aree della subfornitura (es. il Veneto), colpirà migliaia di aziende e centinaia di migliaia di lavoratori. La stessa situazione si presenterà per i settori legati al turismo dove già, malgrado il parziale recupero estivo, i dati dei primi nove mesi del 2020 registrano una perdita occupazionale del 50%. Nessuna politica nazionale sarà sufficiente se non collegata, da un lato, a una nuova politica europea che tuteli i settori della subfornitura e del lavoro per conto terzi e, dall’altro lato, alla costruzione sul territorio di vertenze che sperimentino e attuino modelli di green economy.

Il settore della produzione energetica, della tutela della montagna, la salvaguardia del patrimonio antropico e ambientale per un nuovo turismo, sono terreni su cui costruire esperienze di società alternativa. In questo senso, la bussola della nostra azione politica non può che essere quella della rivendicazione congiunta sul piano della giustizia sociale e climatica, del lavoro e dell’ambiente, senza accontentarci di operazioni di mero maquillage in salsa green che lasciano immutato lo status quo.

 

Una politica contro la speculazione immobiliare, per la riconversione ecologica delle città

L’ambientalismo e la crisi climatica sono argomenti inseriti negli obiettivi prioritari da perseguire a cui però non fa seguito una sufficiente declinazione. È diffusa la consapevolezza che questo è il grave problema di un futuro molto prossimo, ma su cui manca una elaborazione che sappia offrire una lettura delle grandi trasformazioni in atto non addomesticate dal pensiero neoliberista.

La crisi che ha colpito nel 2008 l’intero mondo nasce dalla mutazione del meccanismo di accumulazione del capitale, dal profitto alla speculazione fondiaria, la finanziarizzazione e la rendita speculativa e lo scoppio della Bolla Immobiliare dimostra l’infondatezza del presupposto su cui poggia uno dei capisaldi delle teorie capitaliste, quello dell’autoregolamentazione del libero mercato.

Non sono sufficienti Banche fallite, crediti inesigibili prodotti in gran parte dal settore delle costruzioni causate da un’eccedenza del costruito che ha prodotto un insostenibile consumo di suolo e un invenduto che lascia comunque migliaia di famiglie senza casa.

Una domanda del costruire e di consumare suolo nelle aree urbanizzate, che non si ferma perché la sua ragion d’essere non è quella di soddisfare una domanda che resta inevasa.

La pandemia assumerà forme diverse nel tempo, ma dovremo convivere a lungo con periodi di isolamento. Quindi attrezzarci per un nuovo modello di città può essere un compito che ci assumiamo, per rispondere ad esigenze di vivibilità urbana che si sottragga alla rapacità della speculazione edilizia che ricopre di cemento i preziosi spazi liberi delle città che riempiti di alberi assorbirebbero il CO2 e unici, producono l’ossigeno che respiriamo.

Un cambiamento che vada oltre l’emergenza e che stabilizzi un modello urbano non subalterno alle ideologie neoliberiste, alla rendita parassitaria (scomparsa anche dal vocabolario della Sinistra) che ha assorbito tante risorse sottraendole all’innovazione, alla ricerca, all’economia reale. Le città sono il luogo dei più acuti conflitti, delle maggiori diseguaglianze, ma anche delle eccellenze. Le città sono la sfida del terzo millennio. Una sfida che sarà vinta solo da una forte guida pubblica nelle trasformazioni che si sottragga dalla supremazia del mercato che ha fatto delle città una merce

Concretamente:

-       bisogna proporre misure concrete come un Piano Casa per il prossimo quinquennio e il divieto di vendere alloggi ERP visto che, con il 4% siamo a gli ultimi posti in Europa;

-       bisogna lottare contro la rendita urbana che produce consumo di suolo, droga il mercato e aumenta i prezzi delle case e degli affitti;

-       bisogna tagliare il ricorso a fonti fossili senza aspettare il 2050, sostituendoli con energie pulite e riforestare tutti gli spazi liberi, tutti i vuoti urbani nelle città urbanizzata;

-       bisogna garantire i servizi pubblici nelle aree urbane, soprattutto densamente popolate perché la loro presenza rappresenta una forma di redistribuzione del reddito e riduce disagi e privazioni per le classi più disagiate;

-       bisogna agire contro l’inquinamento atmosferico considerato l’autostrada della propagazione del virus.

Non possiamo sottrarci alla domanda inquietante. La lotta ai cambiamenti climatici è compatibile con il sistema capitalistico? Mina gli interessi economici immediati e prevalenti su cui poggiano le sue fondamenta, fautori delle condizioni di pericolo che incombe sulla sopravvivenza della stessa specie umana. Il sistema capitalistico si sta opponendo con tutte le proprie forze ad ogni limite posto alla sua autoconservazione, contrastata dalla protesta globale, soprattutto dei giovani, consapevoli che questo sistema sta sottraendo loro il futuro e sta portando il genere umano ad un suicidio di massa.

VENEZIA 18/01/2021

Per il coordinamento regionale veneto: Luisa Calimani, Dino Facchini, Mauro Tosi.

Per Verona: Michela Faccioli, Marco De Pasquale.  Per Belluno: Alessia Cerentin, Paolo Perenzin.  Per Treviso: Adriana Costantini, Francesco Cancian.  Per Venezia: Giovanna Burigana, Maurizio Enzo.  Per Vicenza: Vittoria Gheno, Bruno Cazzola.  Per Rovigo: Serena Gregnanin, Mirco Bolzoni.

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