CONTRIBUTO INTEGRATIVO AL DOCUMENTO CONGRESSUALE DEL
COORDINAMENTO VENETO DI SINISTRA ITALIANA
Premessa
Una domanda ineludibile in generale per la situazione
drammatica che stiamo attraversando, ma in primo luogo per un partito di
sinistra, che punta a costruire un soggetto politico unitario e più forte è:
stiamo attraversando una crisi di fase oppure siamo arrivati ad una vera e
propria crisi di sistema? Siamo per la seconda ipotesi, il capitalismo,
pur con le sue mutazioni interne, non solo non svolge più una qualsiasi
funzione progressiva ma, soprattutto dopo la crisi economica e finanziaria del
2008, accresce le diseguaglianze in progressione geometrica, impoverisce
masse sempre crescenti di donne e di uomini, accelera - dopo essere stato una
delle cause - il cambiamento climatico e la crisi ambientale.
Sul terreno della democrazia, infine, profitto e
“libero mercato“ hanno comportato la progressiva riduzione delle conquiste
democratiche e dei diritti individuali e collettivi, oltreché sbocchi
autoritari in molte parti del mondo.
Gli stessi eventi di questi giorni negli Stati Uniti
ci devono interrogare a fondo, non è solamente il conflitto fra settori diversi
del capitalismo per il dominio negli USA, e quindi sul mondo, destinato a
protrarsi nel tempo e a pesare a livello internazionale: quel che preoccupa è
il parallelismo fra quanto
rappresenta oggi la destra negli Usa e la sua declinazione europea. Il
conservatorismo religioso e bigotto, l'autarchia degli stati nazionali e,
conseguentemente, il nazionalismo, la lettura dei fenomeni secondo clichés
semplicistici e destituiti di ogni fondamento teorico e metodologico (dal
diffondersi della pandemia Covid19 alle teorie complottiste di vario genere)
sono elementi con cui oggi il vecchio continente sta facendo i conti. A questo
si aggiunga il finanziamento che i partiti della destra europea ottengono da poteri
che tutto hanno da guadagnare sul piano economico dal dilagare della destra e
da una deriva nazionalista.
In questo quadro, il
compito della sinistra è quello di
prefigurare e indicare un altro modello di società, abbandonando ogni
subalternità a forme di capitalismo più o meno edulcorato.
In Italia, dopo la crisi del 2008, non si è registrata
una ripresa economica e le politiche di pesante austerità del governo Monti e di
quelli successivi hanno profondamente colpito condizioni di lavoro, bassi salari
e precarietà; hanno accentuato le differenze tra aree geografiche Nord e Sud,
hanno smantellato i settori economici pubblici, degradando qualità e
competitività della nostra industria, hanno infine ridotto fortemente la
distribuzione della ricchezza, colpendo salari e pensioni, servizi sociali e
sicurezza del lavoro.
Il ruolo della sinistra
La sinistra alternativa non è riuscita a costruire un
progetto di riferimento politico credibile. Le iniziative che si sono succedute
(Cosmopolitica – “Brancaccio” – Liberi e Uguali - La Sinistra) si sono tradotte
solo in proposte di alleanza elettorale, nel vuoto, però, di radicamento
sociale e di proposta politica di prospettiva. In una democrazia funzionante è
decisivo il ruolo del conflitto sociale, ma la sinistra radicale, dopo gli
sprazzi di Sinistra Ecologia Libertà, non è mai stata in grado di promuoverlo o
di contribuire ad alimentarlo, non solo per la propria intrinseca debolezza, ma
anche perché troppo isolati ed estemporanei sono stati i rapporti con le grandi
organizzazioni democratiche e di massa, con i sindacati, con le nuove forme di
mutualismo.
Costruire un nuovo soggetto politico della Sinistra
Perché le nostre idee possano essere determinanti, per
stabilizzare il nostro campo e per contendere alla destra la direzione del
Paese, dobbiamo costruire “un soggetto politico coeso e determinato”, capace di collaborare con il civismo anche
stimolando in queste esperienze, per loro natura dedite prevalentemente alla
tematica che ne ha permesso la costituzione, una riflessione e una critica
anche rispetto alla prospettiva più generale (vista la capacità del civismo di
saper individuare, caso per caso, nei territori in cui opera, alcune delle
contraddizioni dell’attuale sistema).
Si pone con forza l’esigenza di un soggetto
politico che sappia influire non solo nei processi istituzionali ma in primo
luogo nei gangli della società, nei settori dove maggiore è il peso
dell’arretramento sociale, presso quelle categorie che più stanno pagando il
costo della crisi. È un percorso che ci deve vedere impegnati nella:
-
valorizzazione
della centralità dello stato, del pubblico, non solo nella gestione dei servizi e delle politiche sociali, ma nella
definizione delle politiche economiche e industriali e nella gestione diretta delle
grandi scelte di sviluppo;
-
ridefinizione di un
nuovo blocco sociale anticapitalista, che in questa fase comprende non
solo il mondo del lavoro dipendente organizzato, ma le nuove forme del
precariato, il lavoro autonomo, le partite IVA, i giovani, le donne, i
pensionati;
-
sperimentazione di modelli
di società alternativa, di produzione e di consumo autogestiti, di
strutture di democrazia diretta e di scelte partecipate. Nuovi strumenti di
protagonismo sociale e di democrazia partecipata. In questo senso sono un
modello le esperienze storiche del movimento operaio, le strutture democratiche
delle realtà di lavoro, i consigli di Zona;
-
costituzione di un
partito che nella sua struttura, nelle pratiche democratiche, nella definizione
delle linee programmatiche e strategiche, prefiguri un modello di
organizzazione sociale. Democrazia, partecipazione, uguaglianza, rispetto
delle minoranze. Il nostro statuto, la nostra costituzione.
La
questione democratica
Anche
per questo centrale è la questione democratica, un tema fondamentale che la
discussione congressuale non può eludere. A nostro avviso la questione
interroga tanto la forma del nostro agire, quanto la struttura della società in
cui viviamo e che vogliamo trasformare e la nostra stessa presenza nelle
Istituzioni.
·
La forma del nostro agire:
Sinistra
Italiana sta partecipando alla costruzione di Equologica. In quanto soggetto politico
organizzato ed articolato, Sinistra Italiana non può sottrarsi all’onere di
avanzare una proposta anche rispetto alla direzione e allo sbocco del cammino
iniziato il 12 Dicembre.
La
definizione della proposta di Sinistra Italiana su questo punto spetta senza
dubbio al Congresso, il luogo legittimo in cui svolgere questa discussione;
quanto emergerà in sede congressuale dovrà essere posto all’attenzione dei
nostri compagni di viaggio della Rete per scegliere insieme.
Noi
riteniamo che, pur prevedendo step intermedi per assicurare in questa fase un
ampio coinvolgimento dei soggetti potenzialmente interessati (con un percorso
aperto, partecipativo ed inclusivo), sia necessario lavorare affinché la
Rete di Equologica diventi un partito, l’unico strumento che garantisce la
democrazia nelle scelte, il coinvolgimento degli iscritti e dei territori
nell’assunzione delle decisioni, la verifica dell’articolazione delle posizioni
presenti, la presenza di una base comune su cui costruire elementi di cultura
politica.
·
La questione democratica nella
società:
1)
Il capitalismo finanziario che svuota i territori della produzione e punta
esclusivamente sulla rendita, concentrata nelle mani di pochi (sempre meno) è
compatibile con un’articolazione democratica della società? Questa domanda deve
trovare risposta nella nostra discussione congressuale.
2) La
questione democratica intreccia il tema della qualità dell’informazione. Per
assicurare un’informazione libera e plurale è necessaria la garanzia dello
Stato. Quello dell’informazione non può essere un mercato in cui sopravvivono solo i
soggetti economicamente più forti. Serve un approccio largo che coinvolga gli
intellettuali e i giovani sul ruolo dei social media nella democrazia. Il
Congresso di Sinistra Italiana deve stimolare questa riflessione: non possono
essere pochi miliardari a stabilire le regole di funzionamento dei (nuovi)
luoghi pubblici online in cui si svolge un pezzo non secondario del dibattito e
dell’orientamento pubblico.
3) La
legge elettorale: come partito dobbiamo essere netti nel dire che il sistema
proporzionale è garanzia di maggiore democrazia, mentre i sistemi
maggioritari hanno svuotato di senso la possibilità di scelta sulla scheda
elettorale per i cittadini, falsando la rappresentanza in nome di una presunta
governabilità.
Non ci sarà cambiamento e protagonismo della sinistra
se non riusciremo ad attivare nuovi strumenti di democrazia partecipata, la
riedizione aggiornata di un progetto consiliare per l’organizzazione dei
conflitti e delle vertenze territoriali.
Non ci sarà cambiamento se non con la riproposizione
di un sistema elettorale che ponga al centro della competizione politica il
diritto alla rappresentanza e la centralità degli organismi consiliari rispetto
agli esecutivi. Il ritorno al sistema di voto proporzionale, la chiusura con il
“presidenzialismo” regionale e comunale devono diventare oggetto della nostra
proposta e iniziativa, avanzando una campagna pubblica sul
tema del voto eguale.
·
La questione democratica nelle
Istituzioni:
Il
Congresso di Sinistra Italiana non deve rinunciare all’ambizione di
approfondire e articolare la riflessione sul potere politico, sulla sua
titolarità - e (ri)distribuzione -, sul suo esercizio e sulle strutture a
quest’ultimo deputate.
Di
qui, l’indispensabile presenza nelle Istituzioni di cui disponiamo e di cui
dobbiamo essere più consapevoli.
La
riflessione sulla dimensione istituzionale del nostro agire non si può limitare
al dibattito su quale sia la legge elettorale più consona, ma dovremo avere uno
sguardo lontano su quello che può essere il nostro agire negli organi
costituzionali e restituire fondamento politico alla nostra presenza nelle
istituzioni.
Servono
cultura e formazione istituzionali e alla decisione politica,
senza le quali le grandi idee di movimento sono destinate a rimanere prive di realizzazione
e di un punto di caduta.
La politica internazionale
Tra le priorità programmatiche emerge, inoltre, la
collocazione sulle grandi questioni di politica internazionale, le alleanze
nazionali e internazionali.
In Europa sono importanti il rapporto stabile e il
confronto permanente con la Sinistra Europea, a partire dalle positive esperienze di governo orientato a sinistra di
Spagna e Portogallo. In merito alle politiche attive, Sinistra Italiana non può
limitarsi ad esprimere adesione ad un generico pacifismo e ad una altrettanta
generica opposizione all’aumento delle spese militari e alla fornitura di armi
a paesi terzi, come non è sufficiente auspicare il ritorno di un nuovo multilateralismo,
comunque importante.
Nella contraddizione Nord e Sud del mondo sono
radicate le politiche neocoloniali delle grandi potenze economiche, l’espropriazione delle risorse (anche con forme di accaparramento
delle terre e di estrazione di terre rare), le politiche di dominio e di
espansionismo, la contrapposizione ad una politica ambientale alternativa. In
particolare, le politiche neocoloniali si innestano nei cambiamenti climatici
(e in parte li causano con la scomparsa di interi ecosistemi per lasciare posto
a coltivazioni intensive) e da questa combinazione deriva anche il fenomeno
migratorio, di entità crescente, che richiede un cambio radicale di approccio
(anche nella direzione di politiche di emancipazione dei popoli del sud del
mondo).
Il nostro giudizio sulla NATO deve essere vincolato a
questi criteri di valutazione, come una nuova politica internazionale deve
essere improntata al principio della autodeterminazione dei popoli, come ci
indicano le esperienze della Palestina e della sua liberazione, l’America
Latina, in permanente conflitto con le pretese egemoniche degli USA e delle
grandi multinazionali.
Il lavoro
Nella graduatoria degli obiettivi programmatici, vanno
poste prioritariamente le tematiche del lavoro: diritti, salario minimo,
contratti stabili; le questioni sociali che coinvolgono la totalità della
popolazione: scuola pubblica e gratuita dal nido all’università comprese
le spese collaterali, tra cui mense e trasporti; sanità, a cui va tolto il peso
corruttivo dei privati, abolendo la compartecipazione alla spesa (ticket) e
il fardello classista delle liste di attesa, su cui si arricchiscono le
assicurazioni private.
Il nodo politico dei prossimi mesi con la probabile
fine dei licenziamenti e della Cigs sarà quello di affrontare la crisi
occupazionale che, particolarmente nelle aree della subfornitura (es. il
Veneto), colpirà migliaia di aziende e centinaia di migliaia di lavoratori. La
stessa situazione si presenterà per i settori legati al turismo dove già,
malgrado il parziale recupero estivo, i dati dei primi nove mesi del 2020
registrano una perdita occupazionale del 50%. Nessuna politica nazionale sarà
sufficiente se non collegata, da un lato, a una nuova politica europea che
tuteli i settori della subfornitura e del lavoro per conto terzi e,
dall’altro lato, alla costruzione sul territorio di vertenze che
sperimentino e attuino modelli di green economy.
Il settore della produzione energetica, della tutela
della montagna, la salvaguardia del patrimonio antropico e ambientale per un
nuovo turismo, sono terreni su cui costruire esperienze di società alternativa.
In questo senso, la bussola della nostra azione politica non può che essere
quella della rivendicazione congiunta sul piano della giustizia sociale e climatica,
del lavoro e dell’ambiente, senza accontentarci di operazioni di mero
maquillage in salsa green che lasciano immutato lo status quo.
Una politica contro la
speculazione immobiliare, per la riconversione ecologica delle città
L’ambientalismo e la crisi
climatica sono argomenti inseriti negli obiettivi prioritari da perseguire a
cui però non fa seguito una sufficiente declinazione. È diffusa la
consapevolezza che questo è il grave problema di un futuro molto prossimo, ma
su cui manca una elaborazione che sappia offrire una lettura delle grandi
trasformazioni in atto non addomesticate dal pensiero neoliberista.
La crisi che ha colpito nel
2008 l’intero mondo nasce dalla mutazione del meccanismo di accumulazione del
capitale, dal profitto alla speculazione fondiaria, la finanziarizzazione e la
rendita speculativa e lo scoppio della Bolla Immobiliare dimostra
l’infondatezza del presupposto su cui poggia uno dei capisaldi delle teorie
capitaliste, quello dell’autoregolamentazione del libero mercato.
Non sono sufficienti Banche
fallite, crediti inesigibili prodotti in gran parte dal settore delle
costruzioni causate da un’eccedenza del costruito che ha prodotto un
insostenibile consumo di suolo e un invenduto che lascia comunque migliaia di
famiglie senza casa.
Una domanda del costruire e di
consumare suolo nelle aree urbanizzate, che non si ferma perché la sua ragion
d’essere non è quella di soddisfare una domanda che resta inevasa.
La pandemia assumerà forme
diverse nel tempo, ma dovremo convivere a lungo con periodi di isolamento.
Quindi attrezzarci per un nuovo modello di città può essere un compito che ci
assumiamo, per rispondere ad esigenze di vivibilità urbana che si sottragga
alla rapacità della speculazione edilizia che ricopre di cemento i preziosi
spazi liberi delle città che riempiti di alberi assorbirebbero il CO2 e unici,
producono l’ossigeno che respiriamo.
Un cambiamento che vada oltre
l’emergenza e che stabilizzi un modello urbano non subalterno alle ideologie
neoliberiste, alla rendita parassitaria (scomparsa anche dal vocabolario della
Sinistra) che ha assorbito tante risorse sottraendole all’innovazione, alla
ricerca, all’economia reale. Le città sono il luogo dei più acuti conflitti,
delle maggiori diseguaglianze, ma anche delle eccellenze. Le città sono la
sfida del terzo millennio. Una sfida che sarà vinta solo da una forte guida
pubblica nelle trasformazioni che si sottragga dalla supremazia del mercato che
ha fatto delle città una merce
Concretamente:
-
bisogna proporre misure concrete come un Piano Casa per il prossimo quinquennio
e il divieto di vendere alloggi ERP visto che, con il 4% siamo a gli ultimi
posti in Europa;
- bisogna lottare contro la rendita urbana
che produce consumo di suolo, droga il mercato e aumenta i prezzi delle case e
degli affitti;
-
bisogna tagliare il ricorso a fonti fossili senza aspettare il 2050, sostituendoli con
energie pulite e riforestare tutti gli spazi liberi, tutti i vuoti urbani nelle
città urbanizzata;
-
bisogna garantire i servizi pubblici nelle aree urbane, soprattutto
densamente popolate perché la loro presenza rappresenta una forma di
redistribuzione del reddito e riduce disagi e privazioni per le classi più
disagiate;
-
bisogna agire contro l’inquinamento atmosferico considerato
l’autostrada della propagazione del virus.
Non possiamo sottrarci alla
domanda inquietante. La lotta ai cambiamenti climatici è compatibile con il
sistema capitalistico? Mina gli interessi economici immediati e prevalenti su
cui poggiano le sue fondamenta, fautori delle condizioni di pericolo che
incombe sulla sopravvivenza della stessa specie umana. Il sistema capitalistico
si sta opponendo con tutte le proprie forze ad ogni limite posto alla sua autoconservazione,
contrastata dalla protesta globale, soprattutto dei giovani, consapevoli che
questo sistema sta sottraendo loro il futuro e sta portando il genere umano ad
un suicidio di massa.
VENEZIA 18/01/2021
Per il coordinamento regionale
veneto: Luisa Calimani, Dino Facchini, Mauro Tosi.
Per Verona: Michela Faccioli, Marco
De Pasquale. Per Belluno: Alessia
Cerentin, Paolo Perenzin. Per Treviso:
Adriana Costantini, Francesco Cancian. Per
Venezia: Giovanna Burigana, Maurizio Enzo.
Per Vicenza: Vittoria Gheno, Bruno Cazzola. Per Rovigo: Serena Gregnanin, Mirco Bolzoni.
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