Questa
mattina mi son svegliata e ho trovato l'invasor:
alle celebrazioni ufficiali del Venticinque Aprile, Piazza Bra era stracolma di
carri armati e di militari con tanto di casco e divisa mimetica.
Che
ci facevano lì? E che ci azzeccano con la Liberazione dal nazifascismo?
Bello
sarebbe stato un momento celebrativo a ricordare i duecentomila internati
militari italiani, IMI, che dissero no al
fascismo. Che disobbedirono.
Il
Comune di Verona, invece, ha ritenuto meglio riempire la piazza con quegli
orrendi strumenti di morte e di distruzione. Anteporre la cultura della guerra
alla cultura della pace, oggi e nei prossimi giorni con la "colonna della
libertà": una sfilata dei mezzi per rievocare l'ingresso delle forze
armate nella Verona liberata.
Che
brutta cosa!
Bellissime,
invece, sono state le orazioni civili di Vittore Bocchetta, ex deportato antifascista nel campo di
Hersbruck sotto quello di Flossenbürg. E quella di tre
studentesse in rappresentanza dell’Istituto Sanmicheli,
che riporto qui di seguito.
E
oggi pomeriggio alle 16 la festa c’è all’Istituto Veronese
per la Storia della Resistenza, mentre dalle 18 in piazza Bra il Circolo Pink
ricorderà le vittime dimenticate, la Resistenza taciuta.
Buon
Venticinque Aprile!
Lia
Arrigoni
Il dovere
di essere giovani
Dovere inteso come contributo di
vitalità, partecipazione e azione per migliorare il mondo in cui viviamo.
Abbiamo un debito verso chi, questo dovere, ha sentito prima di noi, verso chi
ha dato la vita in nome della libertà.
Oggi abbiamo un paese libero in
cui vivere, con le nostre passioni, le nostre speranze e i nostri sogni. E
questo è un dono che dobbiamo continuamente rinnovare.
La Carta Costituzionale è
portatrice di un grande, inestimabile valore, e nelle sue pagine, tra le sue
righe ci racconta delle lotte, dell’impegno, dei sacrifici che hanno portato al
trionfo della libertà contro la dittatura e il totalitarismo.
Nutriamo un senso di profonda
gratitudine nei confronti di quei giovani come noi, che oltre mezzo secolo fa,
hanno sentito con forza il richiamo della coscienza e il dovere dell'azione.
Da questa gratitudine, scaturisce
un nuovo impulso, una nuova consapevolezza.
Molto è stato fatto, ma il cammino
non è ancora concluso.
C'è ancora bisogno di resistenza,
forse ce ne sarà sempre.
È per questo che la Festa della
Liberazione per noi non è solo una commemorazione, perché ricordare vuol dire
anche rinverdire e vivere con passione quei valori che hanno animato le azioni
dei giovani di allora, per dare un contributo concreto alla crescita civile del
nostro Paese.
È così che resistere vuol dire vivere
attivamente e consapevolmente il nostro tempo, lottare contro quegli ostacoli
che ancora limitano la piena realizzazione della libertà e della giustizia.
Per non restare indifferenti al
messaggio che ci viene lasciato da chi ha dato la vita per la Patria, dobbiamo
proseguire la lotta, dobbiamo ancora resistere.
Resistere per rendere effettivi i
diritti che ci vengono garantiti.
Contro la violenza verso le donne,
i minori, gli anziani, i più deboli e i meno fortunati.
Contro ogni tipo di discriminazione.
Contro la corruzione, i traffici,
le mafie, la mancanza di rispetto per la vita.
Contro il disimpegno e il
qualunquismo.
Contro l'ignoranza e
l’indifferenza.
Per la valorizzazione del sapere
in tutte le sue forme.
Per la salvaguardia dell’ambiente
in cui viviamo.
Per la serenità e il benessere di
tutti.
Per il diritto al lavoro.
Per la sicurezza dei lavoratori.
Per il nostro futuro.
Per le generazioni future, perché
possano dire che anche noi abbiamo dato il nostro contributo.
Ecco la nostra resistenza, il
dovere di essere giovani.
Nicole Pilotti e Kaja Rovena
5° D – IPC “Sanmicheli”
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