LETTERA APERTA AL
CONSIGLIO REGIONALE VENETO
in occasione della
discussione del bilancio di previsione 2013 e del bilancio pluriennale
La sanità veneta è governata
dalla Regione e gestita, con nomina del presidente della giunta regionale, da
24 direttori generali per 22 aziende ulss e per le 2 aziende ospedaliere di
Padova e Verona. Le ulss, alla loro nascita, vengono disegnate pensando al
piano sanitario, agli ospedali da salvare e a quelli da dismettere e
trasformare, a quelli da sviluppare, a quelli da ridurre. Così sono nate e
disegnate con ambiti geografici non sempre lineari, ma tenendo conto del
rapporto popolazione e posti letto con geografie inaspettate. In taluni casi si
sono allargati territori attorno ad alcuni ospedali per proteggerli da eventuali
tagli o per implementarli, in altri casi si sono messi in uno stesso ambito
territoriale più ospedali che, così sistemati "geograficamente",
abbisognavano di tagli di posti letto e quindi di chiusura e riconversione di
un ospedale, solitamente il meno "politicamente" titolato. La
necessaria pianificazione sanitaria ed ospedaliera in una regione ove i posti
letto ospedalieri, talvolta vuoti, erano eccessivi avrebbe operato meglio se il
rapporto posti letto ed abitanti fosse stato visto non in tante artificiose
aree di ulss, spesso sghimbesce, ma dall'ottica provinciale, di ciascuna
provincia.
Certamente gli ospedali
"forti politicamente", anche a prescindere dalla qualità delle
prestazioni e dei servizi resi, si sarebbero difesi ugualmente, ma certe giustificazioni
del rapporto posti letto abitanti sarebbero state indebolite e di molto e
sarebbero emersi di più i dati qualitativi.
Non solo per questi motivi
sarebbe opportuno andare subito, il prima possibile, a ridurre le 22 aziende
ulss e le due aziende ospedaliere in sole sette, una per provincia.
I tagli alla sanità, la cui
spesa per quella italiana ora è al di sotto della media europea, rendono
necessario il recupero di fondi. Sono le attività sanitarie, ospedaliere,di
prevenzione, di tutela della salute che hanno bisogno di essere incrementate,
non quelle "burocratico amministrative" che pesano ancora tanto senza
incidere sulla salute delle cittadine e dei cittadini. I direttori generali,
nominati dalla "politica" (dal presidente della giunta regionale dopo
aver sentito i partners di maggioranza) hanno costi rilevanti, rilevantissimi
se si pensa anche ai premi annuali percepiti. Passare da 24 direttori generali
con i vari addetti attorno alla direzione generale, a 7, significa risparmiare
cifre rilevanti (anche questi sono i costi della "politica"). Con i
risparmi siano finanziate attività sanitarie oggi in pericolo o molto
ridimensionate.
Non c'è ragione di difendere
ambiti territoriali superati, anacronistici, dispersivi per una corretta
programmazione socio-sanitaria. Il bilancio di previsione annuale 2013 e quello
pluriennale, anche se siamo già a metà di marzo, sono ancora in discussione in
Consiglio.
Prima di votarlo si pensi ad
introdurre questa necessaria modifica che permetterebbe di recuperare significative
risorse per la tutela della salute dei cittadini.
Resta un grande problema.
Grande come una casa. Il problema del governo trasparente, democratico,
partecipato della salute delle cittadine e dei cittadini.In questi anni e
persino in questi giorni, sono emerse troppe vicende "scandalose",
con rilevanza giudiziaria, riferite alla "gestione" sanitaria. Non è
più possibile mantenere questo tipo di potere monocratico "politico",
travestito da "tecnico", distante e non trasparente, del direttore
generale nominato "politicamente" dal presidente della giunta.
Strumenti di partecipazione democratica, di controllo e di massima trasparenza
vanno pensati e introdotti.
Giorgio Gabanizza
Sinistra Ecologia Libertà
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