AL COMUNE DI VERONA NON PIACE L'ACQUA PUBBLICA


Fintanto che si scherza, va bene, ma quando si fa sul serio le unghie vengono sfoderate al meglio. Così è andata per la mozione sull'acqua presentata da SEL e discussa nel consiglio comunale di Verona: la mozione – illustrata dal consigliere di SEL Mauro De Robertis - a fronte di reiterati tentativi di svuotare il referendum di due anni fa (che, con il 95% dei votanti, aveva dichiarato la natura di bene pubblico inalienabile dell'acqua) introduceva nello statuto comunale due importanti emendamenti, più o meno come quanto fatto già da Vicenza, Napoli, Brescia e altri comuni.
Il primo emendamento – riconoscendo il diritto umano all'acqua, ossia l'accesso all'acqua potabile come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell'acqua come bene comune pubblico - garantiva che la proprietà e la gestione degli impianti, della rete di acquedotto, distribuzione, fognatura e depurazione, anche a Verona, rimarranno pubbliche e inalienabili; il secondo che, riconoscendo il servizio idrico integrato come servizio pubblico locale di interesse generale, deve essere effettuato da un soggetto di diritto pubblico, non tenuto alle regole del mercato e della concorrenza.
Sono i temi del referendum che, trasposti nello statuto comunale, avrebbero dato una garanzia in più sulla loro difesa e applicazione, visto che in questi due anni è dovuta intervenire la Corte Costituzionale per rintuzzare due decreti, prima di Berlusconi e poi di Monti, che svuotavano gli esiti del referendum e ancora il Consiglio di stato per annullare una indicazione dell'Authority che ripristinava il profitto sui servizi per l'acqua.
Ebbene, dopo le prime avvisaglie e i primi tentativi di neutralizzare la mozione riducendola a un innocuo ordine del giorno senza alcuna conseguenza pratica, i gruppi di maggioranza (Lista Tosi e Lega nord) hanno dovuto calare la maschera e l'intervento del consigliere Zelger è stato rivelatore: “no, perché non possiamo chiuderci la strada a possibili ingressi di privati nella gestione, ingressi che sarebbero utili e graditi”.
Subito dopo il voto, con una larga maggioranza di no e il voto favorevole di SEL, Pd e M5S.
La muta maggioranza (ma non per questo meno pericolosa) ha colpito ancora.

Gruppo consiliare SEL Comune di Verona e Federazione provinciale SEL

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